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"Produrre Arte è come trasformare un sogno in una pietra, sono i limiti stessi della materia che ti impongono una simile sciagura". Parigi. Un aspirante scrittore, la ricerca della storia perfetta, la fatica che lo consuma nel tentativo di emergere nel mare magnum delle belle Lettere e quella profusa nella conquista di un mare più impetuoso ancora; lei, il cui nome lo riporta alle origini della vita, alla Genesi del mondo e all'intimità del proprio vissuto nella ventosa Bretagna, seduta a un tavolo del Le Dauphin dove Robert lavora come cameriere. Un incontro casuale, salvifico, come il balsamo che Océane stende sulla sua pelle martoriata, prodromico dell'imminente dipendenza da lei, dalle sue cure, dal suo amore esclusivo. Torna Fabrizio Voltolini con un romanzo che parla di sentimenti puri, primitivi, violenti, totalizzanti; l'amore, certo, ma anche l'ambizione e l'amicizia, legati tra loro da un sottile filo tagliente. Colpisce la purezza del protagonista, caratteristica che sfiora l'inettitudine in un mondo popolato di draghi; tutto intorno a lui sembra volerlo divorare, persino quegli elementi in cui va ricercando le proprie sicurezze. Si esce dalla lettura con un profondo senso di spaesamento; è possibile elevarsi, credere nei propri sogni o è piuttosto necessario cedere al peso della pietra che ci ancora a terra? Postfazione di Flavio Casali.